Nella sua opera pluripremiata, Douglas Mandry – diplomato all’ECAL, la Scuola d’arte e design di Losanna – analizza gli aspetti unici della fotografia come documentazione meccanica della realtà, con lo scopo di mettere in discussione il rapporto con la memoria, la tecnologia e la natura nel contesto di un mondo cambiato dalla presenza umana. Sperimentando con tecniche fotografiche tradizionali e aprendo la strada a nuovi processi, Mandry usa il mezzo come materia prima, allargandolo e rielaborandolo per esplorare oltre le qualità della fotografia originale. Manipolando le sue foto in questo modo e combinandole con elementi non fotografici, dà vita a un nuovo tipo di oggetto, a metà tra bi- e tridimensionalità.
Scattando nell’arco di diversi giorni in una serie di luoghi inconfondibilmente svizzeri, l’artista ha cercato di esprimere la dicotomia di modi in cui la natura e la rappresentazione di essa possono essere interpretate. Infatti, l’esperienza vissuta dall’artista nel paesaggio naturale in cui ha scattato le immagini viene poi trasformata, attraverso vari processi artificiali da lui applicati alle foto che ne risultano.